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UN MARE DI MICROPLASTICHE

Il Mar Mediterraneo detiene il triste primato della più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino.

1,9 milioni di frammenti per metro quadrato.

Secondo il rapporto del WWF «Inquinamento da plastica negli oceani – impatti su specie biodiversità ed ecosistemi marini», tra le dieci città più inquinanti in termini di plastica per il bacino del Mediterraneo, ben cinque sono italiane.

Roma detiene il primo posto assoluto fra quelle italiane, seguita da Milano, Torino, Palermo e Genova.

AMBIENTE

Il WWF ha diffuso il Rapporto in previsione della prossima Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente – Unea, che si terrà dal 28 febbraio al 2 marzo.

Da questo rapporto emerge che L’Europa  è il secondo maggiore produttore di plastica mondiale dopo la Cina.

Circa l’82% sono delle plastiche rilasciate nel mare sono piccoli frammenti e articoli monouso come bottiglie, imballaggi e sacchetti.

Le attività che più influiscono negativamente sono quelle costiere oltre a una gestione inefficiente dei rifiuti aggravati nel periodo estivo con l’afflusso di turisti e attività ricreative sulle spiagge.

Al 22% ci sono le attività in mare, come pesca, acquacoltura e navigazione, che disperdono nelle acque  reti e cassette per il trasporto del pesce.

INQUINAMENTO DEGLI OCEANI

Una delle cause più preoccupanti riguarda le specie animali: il 59% sono pesci ossei (cioè tutti quelli che molti portano a tavola come sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni).

Il restante 41% è costituito da altri animali marini come mammiferi, crostacei, molluschi, meduse, tartarughe e uccelli.

COSA CI RISERVA IL FUTURO

Se lo scenario che viviamo è già preoccupante, le previsioni per il futuro non sono purtroppo confortanti.

Se anche la dispersione globale di plastica nei mari venisse eliminata oggi stesso la concentrazione nell’ambiente nel 2050 sarebbe comunque doppia rispetto a quella attuale, poiché, esiste una ‘coda lunga’ di microplastiche.

La produzione di plastica raddoppierà entro il 2040, con il risultato che i detriti di plastica nell’oceano quadruplicheranno entro il 2050.

 

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